Rifiuti d'Italia all'estero

venerdì 17 agosto 2007
16 agosto 2007 - 17:40

Strage mafiosa in Germania

di Redazione

Stavolta non c'entra la "munnezza napulitana", che stipata su un treno va a finire in terra teutonica. Stavolta si tratta di esseri umani che partiti dal borgo calabrese di San Luca sono andati fino in Germania a farsi un bel Ferragosto di sangue. In 6 sono morti in una sparatoria da far west in un ristorante italiano di Duisburg: un regolamento di conti in piena regola, nell'ambito della faida tra due cosche rivali del paesino calabrese. Una strage in parte prevista dal lungimirante ex prefetto di Reggio Calabria De Sena e che per le autorità tutte rappresenta un "salto di qualità" della 'ndrangheta, capace ora di andare a regolare i propri conti anche in terra straniera. "Un salto di qualità preoccupante" ha sentenziato Minniti (viceministro dell'Interno).

Inevitabilmente il bagno di sangue di Duisburg ha scatenato la stampa internazionale contro gli italiani. Riferisce Lifeofmisfit: "Il capo della federazione della polizia di Berlino ha dichiarato che la popolazione deve sapere che 10000 emigrati calabresi sono legati alla N'drangheta, e che l'80% della cocaina circolante in Europa passa dal porto calabrese di Gioia Tauro prima di essere smistata". Pertanto agli occhi dei tedeschi noi stamattina non solo siamo artefici di aver impennato il tasso di morte da arma da fuoco in un paese statisticamente immacolato, ma siamo anche i responsabili della morte di milioni di clienti della nostra droga e armi da fuoco".

Mentre i giornali tedeschi anche i più autorevoli calcano la mano sull'identità Italia-Mafia-Pizza. Una carneficina che quindi non solo ha valenza come fatto di cronaca nera, ma anche dal punto di vista sociale. Sia per gli italiani emigrati in Germania, sia per gli italiani tutti.

Per colpa di un manipolo di delinquenti è tutta una nazione a rimetterci la dignità vedendosi affibbiata la insopportabile etichetta di mafioso. Ma c'è anche chi come Pinkazz fa autocritica: "Un fatto del genere sembra volermi ricordare quanto difficile sia per noi italiani essere in Europa. Quanto poco c'entriamo, ecco. Possiamo forse biasimare chi ci guarda con sfiducia e disprezzo? Possiamo forse dire: Ma no, l'Italia non è quella che c'era dentro a quel ristorante di Duisburg?. Certo che no, l'Italia è quella. E quella città tedesca non ha niente a che fare con noi, niente".

Un giudizio drastico, ma che in effetti va a toccare un punto che è difficile da capire. Perché in Italia possono essere tollerate situazioni come quella di San Luca? San Luca come tutti sapranno è un paesino di soli 4mila abitanti, abbarbicato sull'Aspromonte, in cui lo Stato fatica a far sentire la propria presenza. La faida, che ha generato l'eccidio di Duisburg, è in essere dal 1991 e riguarda gruppi familiari di cui si sanno nomi e cognomi. Per intenderci, San Luca è uno di quei paesi in cui i cartelli appaiono crivellati di pallottole e in cui la gente rispetta fedelmente la regola dell'omertà. Tutti sanno, tutti tacciono. Ma anche lo Stato sa cosa accade in quel paesino, però la situazione non cambia. Anzi peggiora. Non è forse il caso di intervenire per mettere fine a una forma di anarchia che oltre a essere ingiustificabile produce anche carneficine come quella di Duisburg?

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