lunedì 29 luglio 2013
Non so cosa sia più imbarazzante, se l'aver pubblicato solo sei post dall'inizio dell'anno o l'essermi fermata con "Che Dio ci aiuti".

A ogni modo...

Sono tornata da una settimana immersa nella natura, una settimana offline passata tra laghi e monti sotto un cielo azzurrissimo e senza nuvole. Sono tornata al lavoro, ma già sabato riparto per un'altra settimana offline sotto le dolomiti. Queste però sono ferie.

Al mio rientro mi attenderanno due blog/progetti per i quali ho già preparato il calendario editoriale fino a dicembre. Poi un grosso evento che tirerà la giacchetta anche al Ministero per i Beni Culturali.

Ma andiamo avanti un passo alla volta: riunione mercoledì e valigia entro sabato.
Per il resto c'è tempo.

foto oprah.com

Perché adoro "Che Dio ci aiuti 2"

venerdì 5 aprile 2013
[e specifichiamo "2", dato che al confronto la prima stagione è giusto carina.]

  1. Perché è una fiction leggera, senza troppe pretese, che fa ridere e sorridere.
  2. Perché Azzurra Leonardi è diventata grande. La Chillemi ha imparato a recitare e il suo personaggio è il migliore della serie. Pazzeschissimo...
  3. Perché è ambientato a Modena, e scusate se è poco. Vedere che vanno in prigione e in realtà entrano nel Palazzo dei Musei, o vanno nel tribunale minorile e invece sono al Belle Arti, o ancora che girano dietro al Tempio e si ritrovano sulla via Emilia... ma più che altro capitare per caso sul set. [aneddoto della prima stagione: commissariato di polizia ambientato nella sede della Curia. Stemmi tolti, insegna della polizia aggiunta. E i nonnini che passavano di lì: "la polizia ha cacciato il Vescovo? E ora lui dove andrà?"]
  4. Perché Davide è troppo tenero. E Guido ci ha messo 16 puntate per capirlo.
  5. Perché i testi sono divertenti e dinamici, veloci non alla Gilmore Girls ma mi piacciono uguale.
  6. Perché vedere i propri amici recitare come comparse è tragicomico. Ma vedere il tuo ex insegnante di recitazione comparire meno di tutti gli altri non ha prezzo.
  7. Perché anche se la storia è un po' scontata (qualcuno aveva dubbi che si sarebbe creata la famiglia Guido-Azzurra-Davide?) ogni episodio lasciava qualcosa in sospeso facendo sperare presto nel continuo. 
  8. Perché Margherita è una di noi con i Magic Leverag.
  9. Perché le suore sotto il velo hanno i capelli!!!!

Ci sono però anche alcuni motivi per cui Che Dio ci aiuti 2 mi piace meno:

  1.  È troppo uguale ai Cesaroni. Sigla simile, stesso regista, Elena Sofia Ricci, Ludovico Fremont... ora che Margherita si sposa chi arriva, Alessandra Mastronardi?
  2. Tolta la parte delle indagini, la seria tocca tematiche sociali. Ok, ma devono sempre tutti pentirsi alla fine? Costituirsi? Restituire la refurtiva? Viva Sergio che non si pente e finisce in galera. Insomma, un po' di cattiveria ci vuole.
  3. E anche questa stagione finisce con un matrimonio. La scorsa stagione ci hanno eliminato Giulia, Marco e Cecilia. Questa volta si sposa Margherita e Chiara si fa suora. Almeno Azzurra, Davide e Guido ce li lasciate?

E ora niente. Aspetterò la terza stagione segnandomi in agenda che verso settembre dovrò capitare casualmente in centro. Si sa mai...


 

Ex colleghe ma ancora amiche

giovedì 14 marzo 2013
Basta, io parlo.

Ieri sera aperitivo con le mie ex colleghe. Ragazze meravigliose costrette a lavorare in un posto orribile perché con la crisi non si riesce a trovare nulla e, vivendo da sole, non hanno nemmeno la possibilità di stare a casa in attesa di trovare l'occasione per loro.

Io ho mollato, io ho ricominciato, ma io ho dietro una famiglia che comunque mi mantiene. E questo mi fa sentire terribilmente antipatica nei loro confronti.

Ma torniamo a noi...
Arrivo al bar, musi lunghi. Fortunatamente siamo fuori dall'ufficio, quindi quella terribile sensazione che ho sentito al colloquio di lavoro, con cui ho convissuto per sei mesi e che ho risentito settimane fa non c'era.
Ma loro l'avevano dentro.

Le incito a raccontarmi, a sfogarsi. Potrà mai essere peggio di come era quando c'ero ancora io?
Sì, proprio perché me ne sono andata.

Scopro quindi che a uno dei titolari, quello che chiameremo l'Inutile, brucia terribilmente che io abbia trovato un posto migliore e più appagante. Lui non ne ha mai fatto segreto: c'è la crisi, non c'è lavoro ma ci sono loro disposti ad assumerci e a farci guadagnare. Quanto? 400 euro al mese per più di otto ore di lavoro. Niente tredicesima, niente quattordicesima, benefits è una parolaccia e non si dice.
Se stai a casa non vieni a pagata, le ferie pagate sono solo di una settimana in agosto ma non puoi prenderla contemporaneamente agli altri. E baciami le mani perché è grazie a me che non sei sotto un ponte.
(Non è un modo di dire, "baciami le mani" l'hanno detto anche a me.)

Quindi io me ne sono andata. Quindi all'Inutile brucia. Quindi l'Inutile gira per l'ufficio urlando alle ex colleghe perché loro sapevano che me ne sarei andata e sanno dove lavoro e lui vuole avere più informazioni possibili sul mio conto. Ma le colleghe non sanno nulla. Ma lui non ci crede. E giù con urla e offese.

Che poi questa cosa della società io mica l'ho capita bene.
A parte il fatto che hanno litigato violentemente con mezza Italia. A parte il fatto che hanno diverse cause in corso. A parte il fatto che sarebbero tutti da mettere dentro per certi giri di escort che coinvolgono anche certi politici (ops, l'ho detto). A parte il fatto che se mandi in giro il cv con scritto che hai lavorato per loro ti lasciano a casa a priori...
Che società è quella dove i due soci non si coordinano, hanno gruppi di lavoro ben separati ("lei la voglio nel mio gruppo" "no, lei è mia" "e io te la faccio pagare"), si offendono, si fanno tranelli e si mettono bastoni tra le ruote ("non mi importa se devi stampare carte urgenti per il socio, io la carta non te la do" "per favore, lasciami fare il mio lavoro" "sei solo una serva")? Quella società dove l'Inutile ha i soldi e l'altro evidentemente no. Mannaggia, l'Inutile ha un'utilità.

Potete immaginare l'allegria dell'aperitivo.
Soprattutto perché i contratti sono in scadenza, le ragazze hanno chiesto del loro futuro ma nessuna è riuscita a sapere nulla. E intanto in internet sono stati già pubblicati annunci di lavoro per sostituirle.

Quando settimane fa sono tornata a prendermi la paga di gennaio (ecco, dovrei anche raccontarvi di gennaio lavorato in nero perché il contratto era sempre pronto per "domani"), mi è stata proposta una nuova collaborazione. Progetto di web marketing. Otto mesi di lavoro su un importante evento regionale pieno di vippume vario e che finisce sempre nei maggiori tiggì e sui maggiori quotidiani. "Ma non chiedermi più di 600 euro complessivi per il progetto perché sai, non ti conosciamo, ti diamo il lavoro sulla fiducia e poi... avrai il nostro nome nel tuo curriculum e scusa se è poco."

Scusa se è poco. Scusa se alcune aziende non assumono proprio perché vedono il vostro nome nel curriculum. Scusa se con voi ho già lavorato per sei mesi proprio sull'edizione 2012 di quell'evento migliorandoti i risultati online del 600% (dati alla mano) e quindi oltre ad averti già sul cv sai anche come lavoro. Scusa se abbasso la dignità della mia professione proponendoti non meno di 800 euro complessivi.

E sì, io ti perdono che dopo aver ricevuto la mia proposta sei scomparso nel nulla. Meglio così, no?
Ora devo solo trovare un modo per farti chiudere senza lasciare in mezzo alla strada le mie amiche.

http://www1.lastampa.it/redazione/cmssezioni/cronache/200803images/prigione01g.jpg 
foto lastampa.it

Andiamo avanti.

martedì 5 marzo 2013
Rileggevo alcune pagine del mio blog e ripensavo a quanto cose avevo da raccontare una volta.

Invece ora, oltre ad aver semi abbandonato questo blog, mi ritrovo con la testa vuota e poche cose da raccontare. Che nemmeno scrivere una bio era mai stato così difficile.

Mi impegnerò per cercare un po' più di movimento.
Intanto l'8 marzo si va a correre per la festa della donna. Il mercoledì dopo aperitivo con le ex colleghe. Quindi mi aspetterà un mini corso per mettersi in proprio e per aprire la propria attività (business plan, burocrazia ecc...)

Incrociamo le dita.

http://2.bp.blogspot.com/-YGOdZTr8CEM/UCgtQ6x1-iI/AAAAAAAAAMA/7VDUmtnGh2E/s1600/Fingers-crossed1.jpg
foto via Free Will

Reale vs Virtuale

mercoledì 13 febbraio 2013
Sapevo sarebbe arrivato questo momento.

Non ho mai amato mescolare troppo la vita reale con quella virtuale, soprattutto perché all'inizio lavoravo come community manager per un sito dove le utenti (under 15) indagavano sulla vita vera dei moderatori per attaccarli sul piano personale. Sì, una tristezza.

Ho lasciato quel lavoro e ho cambiato giro di amicizie, ma l'abitudine a rifugiarmi dietro all'anonimato è rimasto. Poi mi sono specializzata in una professione 2.0 e nell'estate 2012 ho iniziato un nuovo percorso professionale. Quindi il blog si è fermato.

I motivi? Semplici. Avevano iniziato a cercarmi online e non solo nelle pagine "istituzionali" (linkedin, pagine aziendali...) ma anche e soprattutto in privato per scoprire cosa facevo fuori dall'ufficio.
Ho smesso di scrivere, provando ogni tanto a creare nuovi articoli che in realtà venivano chiusi rimanendo in bianco.

Che poi non avrei nulla da nascondere, per carità. Ma questo posto è il mio angolo di sfogo e vorrei sentirmi libera di dire che XY ha ricattato ZK (ovviamente usando nomi di fantasia) senza doverne pagare le conseguenze. Che tanto con gli avvocati avrò sicuramente a che fare in futuro.

Andando al succo, la domanda che puntualmente esce fuori a questo punto è la seguente: quanta percentuale di online e di offline ci deve essere nella vita di una persona? Per vivere tranquilla, quanto dovrei raccontare e quanto dovrei tenere per me? Meglio account completamente pubblici ma senza sfoghi polemici o profili privati in cui raccontare (quasi) tutto?

Non penso ci sia una risposta uguale per tutti. Ciò che intanto so è che mi manca scrivere su questo blog, ma finché non chiarisco almeno le ultime cose col mio ex datore di lavoro, questo posto continuerà a rimanere silenzioso.

Va così...

https://venessapaech.files.wordpress.com/2012/05/online_offline.jpg 
foto Venessa Paech

In breve...

venerdì 11 gennaio 2013
Due post fa raccontavo la mia preoccupazione in attesa del primo giorno di lavoro.
Oggi scrivo con meno paura e più consapevolezza. La stessa incognita sul futuro ma con più coraggio.
Anche di dire no.

Sono stati mesi intensi, mesi di risate, nervosismi, delusioni, soddisfazioni.
Riassumendo potrei dire che:
• quando adori le persone con cui lavori, tutto sembra più leggero
• anche gli hobby possono trasformarsi in un lavoro, se gestiti nel modo giusto
• lavorare in un unico ufficio non significa avere gli stessi obiettivi
• lo sfruttamento esiste ancora
• Moccia è uno di noi, anche se non comprerei mai i suoi libri
• qualcuno (è un vip ma evito nomi, si sa mai) è costruito a tavolino dalla moglie
• creare un grande evento dagli ottimi risultati significa ricevere solo una stretta di mano dal capo
• è possibile realizzare quattro eventi in tre mesi senza entrare in clinica

Adesso sono ufficialmente disoccupata, anche se in ufficio vado lo stesso.
Resto in attesa di una proposta (dicono sia nell'aria) mentre mi guardo intorno con aria consapevole.
Ora so quali sono le mie potenzialità, so quanto valgo e so cosa voglio.
L'esperienza fatta finora è stata un'ottima gavetta, ma sono anche pronta a dire di no e a ricominciare se necessario.

Nel frattempo cerco nuovi stimoli studiando nuovi progetti.
E chissà che qualche vecchio sogno non si realizzi.

http://www.pennamontata.com/wp-content/uploads/futuro_presente_passato.jpg 
foto pennamontata.com

Stay tuned.

Ma quanto è brutta la nuova grafica della dashboard?
A parte ciò, sto tornando.
Quattro mesi per scrivere un nuovo post, non male.

Stay tuned.