La storia di Gina

martedì 19 giugno 2007
Notizia del 18 giugno 2007 - 15:30

Le attenzioni da parte di un uomo fiducia di suo padre. Lei aveva 10 anni. Adesso ne ha quasi 30

di Barbara Del Pio

Gina è una ragazza speciale. Non l'ho guardata negli occhi ma il bello che ha dentro vien fuori anche solo standola ad ascoltare. Quando è cominciata a circolare la notizia che il prossimo 23 giugno, come ormai succede da anni, si sarebbe svolto il BoyLove Day ha scritto un post sul suo blog. Duro, amaro ma anche pieno di speranza.

Gina, quando è cominciato tutto?
Avevo poco più di dieci anni, troppo pochi per avere piena coscienza di quello che stava accadendo... sono stati più episodi nell'arco di un paio di anni, l'unica cosa di cui avevo coscienza è che era sabgliato e cercavo di evitare che si creassero le stesse circostanze per cui lui potesse approfittarne.

Hai mai provato allora a parlarne con qualcuno?
Non durante. Non avrei saputo che cosa dire.

Come e quando è venuto a galla questo dolore?
Intorno ai 17 anni. In occasione del suo matrimonio lui ha invitato i miei genitori. Li ho sentiti far riferimento ad avvenimenti relativi a quegli anni. Insomma, scoprii che sapevano, perché Roberto (si chiama così, ndr) era stato cacciato via per aver molestato una mia amichetta e per questo era stato mandato via. I commenti dei miei? "Mah era un bravo ragazzo, chissà se N. diceva la verità". Questo per farti capire quanto sia difficile farsi credere in questi casi.

Hai avuto bisogno di farti aiutare da qualcuno?
No. Forse avrei dovuto ma ho risolto col tempo e parlandone. Non è stato facile perché ha avuto ripercussioni sulla mia vita affettiva e sessuale e sul rapporto con mio padre.

Oggi, a quasi trent'anni, quali segni ti ha lasciato dentro la violenza di cui sei stata vittima?
Segni? No. Un regalo sì. Ho una particolare predisposizione a capire quando mi trovo di fronte persone che hanno avuto esperienze simili senza bisogno di parlarne.

Come si argina l'istinto (se c'è) una volta cresciute di guardare negli occhi la causa del male che ti sei portata dentro?
Ehm... Ti dico... Non è stato facile perché la prima volta che l'ho visto dopo che avevo preso coscienza della cosa ho avuto quasi una crisi isterica. Pensa che era venuto a casa mia con un altro amico. L'ho visto e non l'ho salutato ma l'ho guardato dritto negli occhi. Me ne sono andata in un'altra stanza. E' venuta mia madre che mi ha chiesto il motivo della mia reazione. Le ho detto che lo doveva cacciare subito di casa altrimenti facevo una sceneggiata. Lei ha capito. Credo che dopo abbia informato anche mio padre. Sai? Oggi ogni tanto passa davanti al mio ufficio mentre fa jogging. Non ho più l'istinto di corrergli dietro e prenderlo a calci, pover'uomo.

La Giornata dell'Orgoglio Pedofilo. Oltre a dire no, come si può spiegare alle persone che la pedofilia è una piaga sociale e non solo una malattia?
Non so come. Ma i racconti delle vittime e le conseguenze sulle vittime stesse sono un segno tangibile del fatto che sia una piaga sociale. Molto spesso i pedofili sono stati anche essi vittime da piccoli, per cui si crea quel circolo vizioso che miete ulteriori vittime. Non si può considerarla una malattia, o una semplice devianza nel comportamento. Equivale a giustificarla.

http://liberoblog.libero.it/speciali/sp218/pg3.phtml

1 commenti:

  1. Anonimo ha detto...:

    Marco B:
    Ciao Marty,
    che cosa ne pensi della pedofilia?

    Ho visto che hai postato alcuni articoli, come li vedi?

    :-)
    Sono sul tuo blog perchè.. voglio tenermi stretto un contatto che mi sta davvero a cuore e che potrei considerarlo.. non lo so.. come se fosse una.. non so..
    oggi non vedo nessuno, solo buio.

    un abbraccio,
    Marco