Secondo il sismologo, il terremoto nel territorio aquilano non è destinato a concludersi tanto presto.
Dottor Braun, che cosa sta accadendo in Abruzzo?
«La faglia dell'Appennino centrale si è attivata. Le zolle della crosta terrestre si stanno muovendo e quando due enormi blocchi creano un attrito l'energia accumulata si scarica tutta insieme e genera il terremoto».
Lei sostiene che è destinato a durare ancora a lungo.
«Sì, perché noi sappiamo dalla nostra esperienza che ad una scossa di magnitudo 6 ne seguono solitamente altre 6 o 7 di intensità 5. Poi, ne arriveranno altre con intensità inferiore. Ma questo processo non seguirà questo ordine. In pratica, a una scossa più o meno violenta, ne seguiranno altre meno forti e così via. Tutto questo potrebbe andare avanti per altri 4-5 mesi. Ma non tutte le scosse potranno essere avvertite dalla popolazione».
Ma c'è il rischio che possano essere colpite anche altre zone dell'Abruzzo?
«Attualmente no. Ma nessuno può escludere che si possa attivare un'altra faglia e dare via a un secondo terremoto in una zona diversa. Speriamo che non accada. Nessuno è in grado di prevederlo».
C'è, però, chi sostiene che è in grado di prevedere l'arrivo di un evento sismico con la misurazione del Radon.
«La verità sta nel mezzo. Ho lavorato per anni a uno studio in Turchia sulla previsione dei sismi, tramite la misurazione del Radon. Questo sistema di previsione, però, non è ancora pronto e, attualmente, non è in grado di fare previsioni esatte, ossia di stabilire la data e il luogo esatti in cui avverrà un terremoto. In Turchia, il terremoto era stato previsto molto più ad Est, rispetto alla zona colpita dal disastroso sisma del '99».
Non si poteva prevedere nemmeno con lo sciame sismico in atto dall'inizio dell'anno e più intenso nella settimana scorsa?
«Non poteva essere interpretato come indizio inequivocabile dell'arrivo di una forte scossa, come quella registrata nella notte tra domenica e lunedì scorsi. Noi segnaliamo decine di terremoti di lieve entità durante l'anno in tutta Italia e con la registrazione dei singoli eventi siamo in grado di stabilire l'entità e l'estensione di una faglia della crosta terrestre».
Bisogna rassegnarsi a convivere con i terremoti?
«Purtroppo sì. Ma il vero problema sono le costruzioni non adeguate agli eventi sismici. Una cosa che ho notato in questi giorni è la grande solidarietà giunta da tutto il mondo per aiutare gli abruzzesi colpiti dalla tragedia. In altri eventi sismici non era accaduto altrettanto».
(09 aprile 2009)
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