da ilgiornale.it

mercoledì 5 novembre 2008

Washington - Barack Obama ce l'ha fatta. In una notte storica è diventato il primo presidente nero degli Stati Uniti, il 44esimo della serie. L'affluenza record (oltre il 65%, per l'elezione di Kennedy si fermò al 63%) ha allungato le code ai seggi e ha reso più lento lo spoglio dei suffragi, ritardando l'annuncio della vittoria del candidato democratico. La certezza, non matematica, ma politica, è stata acquisita quando il candidato democratico si è aggiudicato l'Ohio, uno Stato chiave, lo Stato che tutti i candidati repubblicani divenuti presidenti avevano sempre vinto. Poco prima era arrivata anche la certezza di avere conquistato la Pennsylvania. Poi la sicurezza definitiva è arrivata dalla Florida e dalla California.A quel punto Obama si è potuto, questa volta i sondaggi non hanno ingannato come con John Kerry nel 2004.

Stato per Stato Poco dopo le 9,30 italiane, il presidente eletto degli Usa, aveva ottenuto 349 voti elettorali, il candidato repubblicano, John McCain, 163 voti. I voti di Obama vengono da Vermont (3), Virginia (13), Ohio (20) Connecticut (7), Delaware (3), Distretto di Columbia (3), Illinois (21), Maine (4), Maryland (10), Massachusetts (12), New Hampshire (4),New Jersey (15), Pennsylvania (21), Michigan (17), Minnesota (10), New Mexico (5), New York (31), Rhode Island (4), Wisconsin (10), Iowa (7), Nevada (5), Colorado (9), California (55), Oregon (7), Stato di Washington (11), Florida (27), Hawaii (4), Indiana (11). I voti di McCain vengono da Georgia (15) Kentucky (8), South Carolina (8), West Virginia (5), Alabama (9), Mississippi (6), Tennessee (11), Oklahoma (7), Kansas (6), Lousiana (9), South Dakota (3), Arkansas (6), North Dakota (3), Texas (34) Wyoming (3), Utah (5), Idaho (4), Nebraska (5), Arizona (10), Alaska (3), Montana (3). Per essere eletto alla Casa Bianca occorrevano 270 voti elettorali. Mancano ancora i risultati di due Stati: North Carolina (15 voti) e Missouri (11 voti).

Un presidente per sperare L'America è andata al voto nel pieno d'una crisi finanziaria che le toglie fiducia e che deve ancora fare sentire l'impatto sull'economia reale, mentre le difficoltà militari e politiche in Iraq e in Afghanistan incrinano le certezze e le sicurezze della superpotenza unica. In un momento difficile, con un esercizio di democrazia che la conferma fucina di coraggio per l'Occidente, l'America ha scelto e ha scelto il cambiamento: un presidente giovane, nero e relativamente inesperto, ma che è un simbolo di speranza e che impersona il sogno americano.

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