Ecco a voi la peggio gioventù

giovedì 15 novembre 2007
Giovedí 15.11.2007 10:35

di Antonino D’Anna


Quale giustificazione si potrà trovare per i ragazzi che a Modena avrebbero filmato la morte di una loro compagna di scuola marocchina, dando tutto questo in pasto alla Rete ed a commenti del tono: “Dai, vai a vederla anche tu, ha la testa staccata”, come scriveva uno dei ragazzi che ha inserito la clip dell'investimento su un sito? Questo lo lasciamo a solerti socio-psico-tuttologi, genitori-parenti-amici-baristi (e forse qualche parroco) che ovviamente ci diranno che si trattava di ragazzi per bene, questo è un errore, non si ripeterà più. E, si badi bene, qui non si tratta solo di chi ha ripreso l’incidente; ma anche e soprattutto di tutti gli altri, quelli che scattavano foto con il cellulare e ridevano, divertiti, neanche si trattasse di un film.

È strano che questa gioventù di ragazzi “fragili”, lucchettara, fintamente rivoluzionaria e conformista nel proprio anticonformismo (tutti vestiti allo stesso modo con scarpe da tennis, jeans, giubbotto scuro), capace di scrivere “tvucdb” (ti voglio un casino di bene) all’amico che non c’è più, possa ridere di una vita che si spegne. Perché la morte non fa paura quando è di qualcun altro: è una cosa che per chi è cresciuto in una realtà virtuale come quella degli adolescenti di oggi, non esiste.

Come fai a pensare alla morte se in Second Life puoi “resuscitare” in un attimo, se il “game over” della Playstation è superabile in un paio di clic? Come fai a pensare alla morte (che fa parte della vita anch'essa) se in fondo questa società a base di calmanti non ha il senso del dolore e del trapasso? È roba “per altri”, al massimo da riprendere su un cellulare per mostrarsi fighi. Uomini, gente che non è capace di piangere davanti al dramma di una vita che si spegne presto con i propri sogni: l’essenziale è mostrarlo, dire io c’ero. Una violenza assurda che si somma alla gratuità di una morte simile. Perché questi video, queste foto, i commenti, sono una violenza aggiuntiva. Nessuno tra noi sarebbe contento di veder morire una persona cara in questo modo, tra i commenti divertiti e le videoriprese dei presenti. Perché proprio lei? Perché questo?

Dicevamo della giustificazione. Perché in un Paese in cui il senso della giustizia, cioè del dare a ognuno il suo, è calpestato da personaggi inqualificabili che appaiono in trasmissioni giovanili a base di tette&culi per mostrare quanto sono furbi, loro che della giustizia se ne fregano, una giustificazione si trova. Per tutto e tutti. Ce ne vorrà di coraggio, per esporsi al ridicolo. E difendere quella che ormai mostra di essere la peggio gioventù.

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