e ora una buona notizia..

giovedì 25 ottobre 2007
25/10/2007 10:04
Sì con le ciglia, il sardo malato di Sla sposa la sua infermiera
Si sono sposati ieri nel Monte Granatico di Siliqua, Giorgio Pinna e la sua infermiera Anna Macis. Lui, malato di sclerosi laterale amiotrofica ha pronunciato il “sì” con un battito di ciglia. Uno schiaffo in faccia al dolore e alla tristezza.


C'era anche questo in quel “sì” pronunciato col battito delle ciglia quando la vita ti costringe all'immobilità e una malattia, la sclerosi laterale amiotrofica contratta diciassette anni fa, ti rende tutto maledettamente difficile. Anche vivere. Giorgio Pinna e Anna Macis hanno scelto il coraggio. Ancora una volta come tante altre volte da quando si sono conosciuti e aiutati, voluti bene ed amati. Ieri pomeriggio entrambi hanno varcato il grande portone del Monte Granatico per coronare un sogno forse custodito in silenzio in questi anni. Si sono sposati, Giorgio e Anna. Lui malato di Sla, lei infermiera professionale al Brotzu, nel reparto di Rianimazione dove aveva aiutato e assistito il giovane, ex guardia giurata di Siliqua, che per trentasei mesi aveva rinunciato alla sua casa per vivere e sopravvivere in quella stanza d'ospedale.

TANTA GENTE. C'era davvero il mondo, ieri al loro matrimonio. Amici di sempre. C'era il paese ma soprattutto è stato l'amore per questi due ragazzi di 48 e 52 anni a infilarsi insieme ai circa duecento ospiti nella sala del Monte Granatico restaurata a tempo di record proprio per consentire la cerimonia. Abito grigio scuro e collana di perle candide al collo, elegantissima e discreta nel suo tailleur, Anna. Vestito alla sarda, con giacca e calzoni neri, mantella e berritta , Giorgio. È stato il sindaco di Siliqua Piergiorgio Lixia a presentarsi davanti ai due sposi. Pochi attimi, pochissime parole. «Questo è il giorno più importante della vostra vita, noi siano contenti che ci avete permesso di parteciparvi». Poi Lixia si è fatto da parte, consegnando la fascia tricolore a chi, realmente, ha celebrato il matrimonio di Giorgio e Anna. L'amico di sempre, Paolo Melis, l'impiegato dell'Ufficio anagrafe del Comune di Siliqua che con Giorgio aveva giocato a pallone quando Giorgio nel rettangolo di gioco correva e segnava. Lui mezzala militante nel Villaspeciosa costretto ad abbandonare la sua vera passione dopo quella caduta inspiegabile, la perdita di equilibrio, un giorno qualunque di diciassette anni fa, che aveva annunciato, terribile e improvviso, l'insorgere della malattia.

EMOZIONATO. Era emozionato, Paolo Melis. Più dei suoi amici. Come i suoi amici. E quella formula che chiede risposte, che invoca il “sì”, è uscita dalla sue labbra flebile, quasi titubante. Aveva la felicità scritta negli occhi quasi immobili, Giorgio Pinna. Fiero nel suo abito da sardo, quando con lo sguardo è andato a frugare tra le lettere della tavoletta per trovare una esse , per scoprire una ì . Anna e il suo coraggio. Anna e la sua lunga amicizia diventata amore. Il bacio sulle labbra ha fatto esplodere la sala. Una cerimonia toccante sin dall'inizio, da quando il lungo corteo di amici ha atteso davanti alla casa di via Vittorio da Feltre l'uscita di Giorgio e Anna. Poi il viaggio verso il Monte Granatico. E la comunità si è stretta intorno ai due sposi. Ma era soltanto l'inizio di un pomeriggio ben più lungo ed emozionante. La torta attendeva Giorgio e Anna, gli amici di una vita (c'erano anche il musicista cantautore Piero Marras e il giornalista Bruno Corda), a Casa Marini, periferia di Macchiareddu. Lì gli invitati hanno anticipato gli ospiti, gli sposi arrivati alle otto e venticinque in punto attraversando due ali di folla.

GRANDE FESTA. Una festa “alla romana”, come altre volte Giorgio e Anna avevano fatto. Come quella sera d'agosto dell'anno scorso, quando l'ex vigilante (ed ex cronista sportivo e collaboratore de L'Unione sarda alla fine degli anni Novanta, quando la sclerosi laterale amiotrofica aveva già fatto breccia) aveva voluto festeggiare un decennale speciale, l'uscita dall'ospedale, l'addio al reparto di Rianimazione dove per tre anni era stato costretto a restare. Trentasei mesi d'inferno che ti facevano passar la voglia di vivere, che ti gettavano nella depressione. Troppo per chi doveva invece scavare nella propria anima per recuperare coraggio e forza. Anna era lì con lui. Infermiera professionale piccola e minuta capace di esplodere. Fu proprio lei a portar via Giorgio dal Brotzu strappandolo al dolore, restituendolo alla vita. L'ha fatto per la seconda volta ieri pomeriggio a Siliqua. Chiedendogli amore incondizionatamente. Ascoltando, emozionata e silenziosa, la voce delle palpebre che pronunciavano la promessa d'amore del suo uomo. Di Giorgio, il coraggio contro la sclerosi laterale amiotrofica.

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