Finisce la guerra delle bambole - da repubblica.it

lunedì 28 luglio 2008
ROMA - La cara, vecchia e tradizionale Barbie si è presa un rivincita sulle sue più giovani rivali, le trasgressive Bratz. La sentenza emessa da un tribunale di Los Angeles ha infatti dato ragione alla Mattel, società produttrice della Barbie, contro la Mga Entertainment, che commercializza le Bratz. Queste ultime potrebbero essere ritirate dai negozi di tutto il mondo e la Mattel potrebbe vedersi assegnare dalla giuria, quando questa deciderà in merito, un risarcimento miliardario.

Secondo il tribunale di Los Angeles, Carter Bryant, creatore delle quattro "femmes fatales" che dal 2001 hanno fatto una concorrenza spietata alla biondina in miniatura più famosa del mondo, ha ideato le Bratz mentre lavorava per la Mattel, dove disegnava abiti per Barbie. Durante il processo Bryant si era difeso sostenendo di aver avuto l'idea in un periodo di pausa tra le sue esperienze alla Mattel, per cui fu sotto contratto in due periodi: tra il 1995 e il 1998 e tra il 1999 e il 2000. Ma il tribunale ha riconosciuto la colpevolezza del designer, accusato di aver violato i diritti di proprietà intellettuale e di aver ideato e ceduto il progetto a Mga mentre ancora lavorava per la concorrenza.

La guerra delle bambole tra Mattel e Mga Entertainment, che va avanti da anni, prende le mosse dal calo delle vendite di Barbie e dallo strepitoso successo di Bratz, sul mercato dal 2001 e che con vendite annue per 500 milioni di dollari rappresenta la metà delle entrate di Mga.

La crisi della Barbie affonda le sue radici proprio nel 2003-2004, quando con Bratz in commercio le vendite di Barbie hanno accelerato la discesa. Coscienti dell'andamento del mercato e del sempre più scarso appeal di Barbie, i vertici della Mattel decisero già allora di correre ai ripari invitando i propri dirigenti a studiare strade perseguibili per salvare Barbie, che doveva divenire più "aggressiva, rivoluzionaria e decisa". Tutti elementi che caratterizzano Bratz. I sospetti che qualcuno dei suoi dirigenti avesse svelato segreti alla concorrenza convinsero Mattel ad assumere un investigatore privato che entrò in possesso di alcune mail che rivelarono che Mga cercò di coprire il ruolo che Bryant aveva avuto.

Secondo la sua stessa deposizione, Bryant pensò per la prima volta a Bratz nel 1998, una volta allontanatosi da Los Angeles per prendere un break dalla vita cittadina e dalla Mattel. Nel 1999 Bryant - si legge nella deposizione - fece ritorno nella Città degli Angeli e alla Mattel , ma non fece parola con nessuno della sua idea in quanto convinto che Mattel non fosse interessata a un simile progetto. Ne parlò invece con una freelance che a quei tempi lavorava per Mga, Veronica Marlow, alla quale mostrò gli schizzi del progetto. Marlow ne parlò a sua volta con il fondatore di Mga, Isaac Larian, che si mostrò subito interessato e chiese di incontrare Bryant.

L'incontro avvenne il 1 settembre 2000, in occasione di una giornata di vacanza dalla Mattel presa da Bryant. Nelle settimane seguenti i contatti proseguirono e nell'ottobre del 2000, Bryant comunicò alla Mattel che lasciava il suo incarico senza dire cosa avrebbe fatto dopo.

Mattel, che dichiara di aver sospettato di Bryant solo in seguito a un articolo apparso sulla stampa, ha accusato formalmente per violazione della proprietà intellettuale l'ex dipendente nell'aprile 2004 e ora, grazie all'analisi delle fibre ottiche della carta su cui Bryant ha effettuato i primi schizzi di Bratz, è riuscita a provare che i disegni risalgono al 1999, quando Bryant percepiva un salario da Mattel. Le fibre, infatti, avrebbero dimostrato che si trattava della stessa carta usata da Bryant per i disegni Mattel.

"Il verdetto", ha commentato il numero uno della Mattel, Bob Eckert, "non è una vittoria solo per la nostra azienda ma per tutte quelle che credono nel fair-play". Il capo esecutivo della Mga, Isaac Larian, ha annunciato un ricorso in appello contro la sentenza ma intanto la Mattel è ora in una posizione di forza nella fase del processo in cui si discuterà del risarcimento, che potrebbe portare a una multa di milioni di dollari o addirittura alla sospensione delle vendite delle bambole multietniche che indossa zeppe e vestiti fashion.

(18 luglio 2008)

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