Amici, vince Marco (ma dai)

giovedì 17 aprile 2008
ROMA, 17 apr - Noi l’avevamo già detto. E non perché fossimo particolarmente veggenti o intuitivi ma semplicemente perché la vittoria di Marco Carta a questa settima edizione di Amici era scontata quanto una Pasquetta sotto la pioggia.

Primo in classifica dall’inizio della trasmissione, nonostante i tanti detrattori, Grazia di Michele Fabrizio Palma in primis, il piccolo parrucchiere cagliaritano (esilarante l’imitazione di Fiorello) è riuscito ad andare avanti nonostante tutto, aiutato dal gigante Jurman che l’aveva eletto suo discepolo e dall’appoggio incontrastato del pubblico, reso ancor più sensibile dalla difficile storia personale del ragazzo. E poi insomma, se tutti i Carta della Sardegna hanno votato per lui pensando fosse un lontano parente, ovvio che i centralini di Mediaset siano andati in tilt.

La spinta finale per la vittoria gliel’ha sicuramente data il video messaggio degli zii, andato in onda durante un pomeridiano, con le immagini della "mamma che se n’è andata troppo presto e lo protegge dall’alto" e consegna di un sassolino che lei teneva sempre con sé e che d’ora in avanti sarà il suo portafortuna. Inevitabile che gli italiani si commuovessero in massa (io la prima) e che, giudizi artistici a parte, la sua vittoria sembrasse in qualche modo la giusta ricompensa per un ragazzo che a soli vent’anni ne ha già viste tante.

A parte questo, la sensazione avuta è che l’inferno di Amici sia stato volutamente trasformato, per l’occasione e in maniera un po' ipocrita, nel giardino delle meraviglie. Dopo mesi e puntate di scontri, liti furiose, pianti e sceneggiate, con i professori che strapazzavano i ragazzi come nemmeno Mike Bongiorno con le sue vallette, la finale è stata dominata da un "volemose bene" collettivo che sapeva tanto di artificio.

Di tutti i giornalisti presenti (l’area stampa era più nutrita di quella di Sanremo) ce ne fosse stato uno che avesse mosso la benché minima critica ai ragazzi finalisti. Da Maria Volpe a Luca Dondoni a Marco Mangiarotti era tutto un coro di "bravissimo, ineccepibile, perfetto. Se cantassi o ballassi sempre così saresti già a Broadway..". Addirittura Carla Fracci ha invitato Francesco – che si è aggiudicato il premio stampa per la sua umiltà e comportamento serio e corretto durante l’anno – a un provino al Teatro dell’Opera di Roma e una giornalsita l'ha definito il nuovo Bolle.

Pasqualino a forza di complimenti si era trasformato nella reincarnazione italiana di Ricky Martin e Roberta ha esibito più sorrisi e "grazie di cuore", di quanti non abbia fatto nel corso di tutto l’anno. Sarà che forse, dopo mesi, eravamo tutti ormai drogati di liti e urla, ma questo eccessivo buonismo, unito alla scontatezza del risultato, prevedibile dopo soli dieci minuti di trasmissione, ha sortito una noia e un sonno pazzeschi.

Ovviamente per ottenere "l’atmosfera da Mulino Bianco" la De Filippi ha dovuto mettere la camicia di forza alla Celentano, che non ha detto una parola e imbavagliare con dello scotch trasparente la Di Michele, che difatti non era mai inquadrata. Anche Garrison e Steve erano stati sicuramente sedati (il primo non ha versato manco una lacrima), per non parlare di Platinette, talmente trasformata da non esserci più: al suo posto un certo Mauro, con tanto di giacca e cravatta e l’atteggiamento da zio Fester buono...

L’appuntamento è rimandato al prossimo anno. Speriamo solo che sulla scia di questo buonismo finale, non ci si ritrovi Jurman fidanzato con la di Michele, la Celentano che ha adottato Agata, Susy e Giulia e soprattutto Steve con una giacca nuova. Il nostro cuore non reggerebbe a tanto.

libero.it

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